Ma Hilla von Rebay è anche la storia di un amore difficile, tra Hilla e Rudolf Bauer, e di un sodalizio in nome dell’arte tra la stessa Rebay e il magnate americano che causerà non poche invidie e rivalità negli ambienti artistici dell’epoca.
Abbiamo intervistato per voi lo scrittore. Ecco cosa ci ha raccontato.
Luca, come sei arrivato alla scrittura?
Sono arrivato circa 12 anni fa quando scrissi un soggetto per una possibile fiction sull’archeologia. Poi, cinque anni fa, mi incuriosì la vita di Ole Evinrude e scrissi il mio primo romanzo biografico.
Da lettore, quali scrittori ti hanno formato?
Gli americani. Carver, Roth, De Lillo…e tanti classici, solo per citarne alcuni.
In quale momento della giornata ti dedichi alla scrittura?
L’alba, poco la sera, e i weekend. Facendo l’architetto mi rimane poco tempo.
Arriviamo al tuo libro, “Hilla von Rebay – La donna dell’arte”, raccontaci com’è nato e di cosa parla.
È nato per caso leggendo pochissime righe su un settimanale femminile. È la grandissima storia di una donna dell’arte dimenticata dalla storia, ai più sconosciuta, la figura di un artista che convinse Solomon Guggenheim a realizzare il meraviglioso museo di New York. È una storia di coraggio, di volontà, di un amore molto difficile, di successo ma anche di solitudine. È un sogno che si avvera. Questo libro spera restituisca a Hilla il merito di essere riuscita a realizzare qualcosa che apparterrà per sempre alla storia dell’arte moderna.
C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Gli episodi della sua vita sono stati tanti. Si potrebbe scrivere un secondo libro, ma così per ora, va bene.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sono un architetto, i disegni a volte diventano architettura, le parole a volte scritte diventano libri. Sono due momenti di grandissima realtà e piacere.
Un messaggio per i nostri lettori?
Leggere è come studiare. Apre i pensieri, ti fa riflettere, ti lascia viaggiare con l’immaginazione. Quindi un solo messaggio: andate nelle librerie e acquistate i libri e vi sentirete meglio.
Sono arrivato circa 12 anni fa quando scrissi un soggetto per una possibile fiction sull’archeologia. Poi, cinque anni fa, mi incuriosì la vita di Ole Evinrude e scrissi il mio primo romanzo biografico.
Gli americani. Carver, Roth, De Lillo…e tanti classici, solo per citarne alcuni.
L’alba, poco la sera, e i weekend. Facendo l’architetto mi rimane poco tempo.
È nato per caso leggendo pochissime righe su un settimanale femminile. È la grandissima storia di una donna dell’arte dimenticata dalla storia, ai più sconosciuta, la figura di un artista che convinse Solomon Guggenheim a realizzare il meraviglioso museo di New York. È una storia di coraggio, di volontà, di un amore molto difficile, di successo ma anche di solitudine. È un sogno che si avvera. Questo libro spera restituisca a Hilla il merito di essere riuscita a realizzare qualcosa che apparterrà per sempre alla storia dell’arte moderna.
Gli episodi della sua vita sono stati tanti. Si potrebbe scrivere un secondo libro, ma così per ora, va bene.
Sono un architetto, i disegni a volte diventano architettura, le parole a volte scritte diventano libri. Sono due momenti di grandissima realtà e piacere.
Leggere è come studiare. Apre i pensieri, ti fa riflettere, ti lascia viaggiare con l’immaginazione. Quindi un solo messaggio: andate nelle librerie e acquistate i libri e vi sentirete meglio.