Al centro dei suoi lavori affianca al repertorio jazz anche quello dell’hip-hop e della musica elettronica, continuando così il suo progetto di contaminazione che sta portando avanti con il suo album d’esordio “Early 17”, e che sta ampliando con nuove composizioni che presto vedranno la luce nel suo album in uscita.
Il sound che caratterizza il concerto si muove quindi su diverse atmosfere musicali: dalla presentazione dei brani originali di Francesco Cavestri (contenuti nel suo album “Early 17” uscito a marzo 2022), ad altri appartenenti alla scena hip-hop, new-soul e jazz degli ultimi anni, fino a reinterpretazioni e tributi a giganti come Robert Glasper o John Coltrane, in una continua ricerca dell’innovazione e di un sound all’avanguardia.
“Il jazz è di per sé un genere che va oltre i generi” dice Cavestri “l’essenza del jazz è ricercare sempre soluzioni innovative, spingersi fuori dai confini, esplorare”. È proprio questa sua componente dinamica di continua evoluzione che lo rende il genere da cui discendono direttamente realtà musicali come l'hip hop o l'elettronica
Formazione:
Francesco Cavestri, pianoforte e tastiere
Riccardo Oliva, basso
Joe Allotta, batteria
Dal Miles Davis nel suo periodo elettrico, alle atmosfere Headhunters e Mwandishi di un Herbie Hancock instancabile sperimentatore, passando per progetti assolutamente contemporanei come le collaborazioni tra il pianista Robert Glasper e il producer-dj Canadese Kaytranada, senza rinunciare ovviamente a citare e far ascoltare artisti provenienti da tutte le parti del globo, che hanno affrontato il jazz con un occhio sempre rivolto alla contaminazione elettronica: dai ritmi indiani di Trilok Gurtu passando per le virate trip hop del trombettista israeliano Avishai Cohen, fino alle atmosfere brasilian-jazz di Ryuichi Sakamoto insieme alla coppia Morelenbaum o il periodo di Ennio Morricone con il gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza.
Insomma, un viaggio tra jazz ed elettronica che attraversa il mondo e varie epoche, e che vuole anche essere un tributo al fondatore e ideatore di Time in Jazz, Paolo Fresu, da sempre interessato a sperimentare e approfondire il legame tra questi due generi.
L’intervento si chiuderà con l’ascolto di brani originali di Francesco Cavestri e il coinvolgimento dei ragazzi presenti nell’utilizzo dell’MPC Studio, il campionatore sonoro più utilizzato dai produttori e musicisti.