Con un’anima sensibile e una scrittura spontanea, Lux si fa spazio nel panorama cantautorale con il suo nuovo singolo Ariosto, un brano che racconta il caos e la fragilità delle relazioni contemporanee. La sua musica è un rifugio, un linguaggio autentico attraverso cui esplorare emozioni e raccontare storie vissute. Partita quasi per gioco con l’ukulele durante il lockdown, Lux ha trasformato la sua passione in un percorso artistico sempre più consapevole.
In questa intervista, ci racconta il suo viaggio nella musica, il significato profondo che ha per lei e la genesi del suo nuovo brano, nato in una notte di ispirazione pura. Un dialogo intimo e sincero per scoprire l’universo di un’artista che sta trovando la sua voce, senza filtri.
Ciao Lux, piacere di averti sulle pagine di X News. Da dove nasce la passione per la musica?
Ciao! È un piacere essere qui con voi su X News. La mia passione per la musica è qualcosa che nasce davvero dal profondo. Fin da piccola, la musica è stata una costante nella mia vita, anche se inizialmente non ne ero completamente consapevole. Mia madre cantava spesso, e senza accorgermene, ho iniziato a respirare quella passione. Non ho mai seguito lezioni formali da bambina, ma mi divertivo a giocare con la mia voce, registrandomi e cantando a casa con una naturalezza che mi rendeva felice.
La mia prima vera esperienza con il canto è arrivata alle elementari, quando sono entrata nel coro scolastico Ugole Verdi. Lì, per la prima volta, mi sono trovata a cantare davanti a un pubblico, e mi sono accorta che cantare mi faceva sentire completa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quella sensazione mi ha segnato, ed è stato il momento in cui ho capito che la musica non era solo un passatempo, ma qualcosa di più profondo.
Alle medie, avrei voluto entrare nella sezione musicale della scuola, ma non sono riuscita a sostenere l’audizione, e quella è stata una piccola battuta d’arresto. La musica però è rimasta con me, sempre. È diventata un rifugio intimo, un linguaggio mio. Poi, al liceo, ho avuto la fortuna di entrare nel coro scolastico, dove ho continuato a coltivare la mia passione per il canto per ben cinque anni. Quell’esperienza mi ha dato ancora più consapevolezza di quanto la musica fosse parte di me.
Nel 2020, durante il lockdown, la musica ha preso una piega inaspettata. In un momento di pausa forzata, ho iniziato a suonare l’ukulele, quasi per gioco. Pensavo fosse solo una piccola curiosità, ma quello strumento è diventato un pilastro fondamentale nel mio percorso musicale. Grazie all’ukulele ho scritto il mio primo brano, e mi sono resa conto che la scrittura mi dava una libertà e una profondità che non avevo mai immaginato. È stata una vera e propria rivelazione.
Tre anni fa ho deciso di dare una svolta al mio percorso, e ho iniziato a studiare canto presso RC Vociproduzione, un luogo che ormai considero una seconda casa. Questo percorso mi ha dato la possibilità di crescere, di mettermi in gioco, di sperimentare senza paura. Lì ho trovato la mia voce, ma anche il mio spazio come autrice, imparando a scrivere non solo per me, ma anche per comunicare le emozioni che sento più fortemente. La musica è diventata un modo per raccontarmi, un linguaggio che mi permette di essere me stessa, senza filtri, e questo è il regalo più grande che mi poteva capitare.
La musica nella tua vita cosa rappresenta?
La musica per me è una vera e propria terapia. È come uno spazio dove posso metabolizzare tutto ciò che mi accade, un rifugio dove le emozioni possono fluire liberamente senza giudizio. Ogni volta che vivo un momento intenso, che sia una gioia, una difficoltà o anche solo un pensiero che mi assilla, la musica è la mia via per affrontarlo. Non è solo un modo per sfogarmi, ma anche per comprendere meglio me stessa e ciò che mi circonda.
Quando scrivo una canzone, è come se riuscissi a mettere ordine nei miei pensieri. La musica diventa un canale attraverso il quale parlo con me stessa, cerco risposte e trovo un equilibrio che nella vita quotidiana è più difficile raggiungere. Spesso è nei momenti di confusione o di incertezza che la musica mi aiuta a mettere a fuoco le cose. Non è solo un’arte, è un linguaggio che mi permette di trasformare il caos interiore in qualcosa di concreto, che posso condividere con gli altri. È la mia medicina, il mio modo di curarmi, di affrontare le sfide che la vita mi pone, e al contempo una finestra per mostrare agli altri una parte di me che magari non saprei esprimere altrimenti.
Per me, la musica è un viaggio interiore, una compagnia fedele che mi accompagna nei momenti di solitudine e nelle giornate più intense, un po’ come una conversazione con un amico che ti capisce senza parole. E ogni volta che metto una melodia o una parola su carta, sento di aver dato un altro passo a quella terapia, una cura che continua a evolversi insieme a me.
Ciao Lux, piacere di averti sulle pagine di X News. Da dove nasce la passione per la musica?
Ciao! È un piacere essere qui con voi su X News. La mia passione per la musica è qualcosa che nasce davvero dal profondo. Fin da piccola, la musica è stata una costante nella mia vita, anche se inizialmente non ne ero completamente consapevole. Mia madre cantava spesso, e senza accorgermene, ho iniziato a respirare quella passione. Non ho mai seguito lezioni formali da bambina, ma mi divertivo a giocare con la mia voce, registrandomi e cantando a casa con una naturalezza che mi rendeva felice.
La mia prima vera esperienza con il canto è arrivata alle elementari, quando sono entrata nel coro scolastico Ugole Verdi. Lì, per la prima volta, mi sono trovata a cantare davanti a un pubblico, e mi sono accorta che cantare mi faceva sentire completa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quella sensazione mi ha segnato, ed è stato il momento in cui ho capito che la musica non era solo un passatempo, ma qualcosa di più profondo.
Alle medie, avrei voluto entrare nella sezione musicale della scuola, ma non sono riuscita a sostenere l’audizione, e quella è stata una piccola battuta d’arresto. La musica però è rimasta con me, sempre. È diventata un rifugio intimo, un linguaggio mio. Poi, al liceo, ho avuto la fortuna di entrare nel coro scolastico, dove ho continuato a coltivare la mia passione per il canto per ben cinque anni. Quell’esperienza mi ha dato ancora più consapevolezza di quanto la musica fosse parte di me.
Nel 2020, durante il lockdown, la musica ha preso una piega inaspettata. In un momento di pausa forzata, ho iniziato a suonare l’ukulele, quasi per gioco. Pensavo fosse solo una piccola curiosità, ma quello strumento è diventato un pilastro fondamentale nel mio percorso musicale. Grazie all’ukulele ho scritto il mio primo brano, e mi sono resa conto che la scrittura mi dava una libertà e una profondità che non avevo mai immaginato. È stata una vera e propria rivelazione.
Tre anni fa ho deciso di dare una svolta al mio percorso, e ho iniziato a studiare canto presso RC Vociproduzione, un luogo che ormai considero una seconda casa. Questo percorso mi ha dato la possibilità di crescere, di mettermi in gioco, di sperimentare senza paura. Lì ho trovato la mia voce, ma anche il mio spazio come autrice, imparando a scrivere non solo per me, ma anche per comunicare le emozioni che sento più fortemente. La musica è diventata un modo per raccontarmi, un linguaggio che mi permette di essere me stessa, senza filtri, e questo è il regalo più grande che mi poteva capitare.
La musica nella tua vita cosa rappresenta?
La musica per me è una vera e propria terapia. È come uno spazio dove posso metabolizzare tutto ciò che mi accade, un rifugio dove le emozioni possono fluire liberamente senza giudizio. Ogni volta che vivo un momento intenso, che sia una gioia, una difficoltà o anche solo un pensiero che mi assilla, la musica è la mia via per affrontarlo. Non è solo un modo per sfogarmi, ma anche per comprendere meglio me stessa e ciò che mi circonda.
Quando scrivo una canzone, è come se riuscissi a mettere ordine nei miei pensieri. La musica diventa un canale attraverso il quale parlo con me stessa, cerco risposte e trovo un equilibrio che nella vita quotidiana è più difficile raggiungere. Spesso è nei momenti di confusione o di incertezza che la musica mi aiuta a mettere a fuoco le cose. Non è solo un’arte, è un linguaggio che mi permette di trasformare il caos interiore in qualcosa di concreto, che posso condividere con gli altri. È la mia medicina, il mio modo di curarmi, di affrontare le sfide che la vita mi pone, e al contempo una finestra per mostrare agli altri una parte di me che magari non saprei esprimere altrimenti.
Per me, la musica è un viaggio interiore, una compagnia fedele che mi accompagna nei momenti di solitudine e nelle giornate più intense, un po’ come una conversazione con un amico che ti capisce senza parole. E ogni volta che metto una melodia o una parola su carta, sento di aver dato un altro passo a quella terapia, una cura che continua a evolversi insieme a me.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Ci puoi raccontare la genesi del brano?
Il mio nuovo singolo è nato in modo completamente spontaneo, come capita spesso quando mi metto a scrivere. L’ispirazione è arrivata una sera, quando stavo riflettendo su una storia che avevo vissuto, ma che in qualche modo rappresentava anche tanti legami che vedo intorno a me. Mi ha fatto pensare a quanto, oggi, le relazioni siano caotiche, fragili, e, a volte, quasi impossibili da definire. C’è una voglia sincera di connettersi, di condividere qualcosa di profondo, ma spesso ci si ferma proprio davanti a quella paura di affrontare le difficoltà che inevitabilmente arrivano. È come se ci fosse sempre una resistenza a mettersi davvero in gioco, un contrasto tra il desiderio di vivere il rapporto e la paura di viverlo fino in fondo.
Ecco perché ho definito questa storia “furiosa”, come l’Ariosto. È caotica, piena di tensione e di confusione, e non riesce a trovare una forma precisa. Riflette proprio quel turbamento, quella fragilità che, secondo me, caratterizza le dinamiche tra i ragazzi di oggi. È come se ci fosse sempre una battaglia tra il desiderio di avvicinarsi e la paura di lasciarsi andare.
Quando ho scritto il testo, è stato davvero un flusso naturale, quasi come un’improvvisazione. Mi ricordo che era notte, e in due ore avevo già scritto tutto. Mentre scrivevo, la melodia veniva da sé, come se le parole e la musica fossero una cosa sola nella mia testa. Mi registravo mentre componevo, catturando i suoni che mi venivano in mente, senza fermarmi, senza pensare troppo a cosa fosse giusto o sbagliato. Era come se tutto si stesse creando simultaneamente: il testo e la musica si fondevano in un unico processo creativo.
Poi, una volta che avevo una bozza del brano, ho iniziato a dare una struttura più definita, a modellare e affinare i suoni, cercando di farli risuonare nel modo giusto. È stato un processo che è venuto in modo molto naturale, quasi istintivo, senza forzare nulla. Ogni parte del brano ha preso forma da sola, seguendo il flusso di quel momento. È stato bello, perché mi sono sentita totalmente libera di esprimermi, senza alcuna pressione, come se la canzone si fosse scritta da sola, guidata dalle emozioni che volevo raccontare.
Quali soddisfazioni ti sta dando il brano?
Sto vivendo l’uscita del singolo con una grande felicità, ma non tanto per i numeri o i complimenti, anche se naturalmente è bello sapere che il mio lavoro sta trovando apprezzamento. La vera soddisfazione, però, arriva dal fatto che il messaggio che volevo trasmettere è arrivato alle persone. È incredibile vedere come tante persone, anche quelle che non sento da tempo, mi scrivano per dirmi che il brano le ha toccate, non solo musicalmente, ma anche emotivamente. È come se, in qualche modo, ognuno potesse ritrovare qualcosa di sé nelle parole che ho cantato, ed è questo che trovo davvero speciale.
A oggi, ho raggiunto circa 24.000 ascolti, e sono felice, ma non perché i numeri siano importanti di per sé. La vera gioia è sapere che il testo è stato compreso e che ha suscitato emozioni. Quella connessione con le persone è il vero premio. Quando ho deciso di pubblicare il singolo, insieme ai miei insegnanti di canto, sapevo che era il momento giusto per condividere con gli altri quello che avevo scritto, dopo aver accumulato così tanti inediti nel mio cassetto. Ma mai avrei immaginato di essere così felice nel raccontare queste storie. Sapevo che sarebbe stato bello farlo, ma non mi aspettavo che la sensazione che provo ora fosse così intensa.
Un’altra cosa che mi rende davvero felice è anche un semplice complimento da parte di qualcuno della radio, che mi dice “bello” o “mi è piaciuto”. Prima, tendevo a tenere i miei testi per me, a condividerli solo con le persone più vicine e i miei insegnanti. Non immaginavo che avrei mai ricevuto così tanti feedback positivi da chi non mi conosce personalmente. È una sensazione nuova e gratificante, sapere che le parole che una volta erano solo mie ora riescono a toccare altre persone. È come se il mio mondo musicale stesse finalmente prendendo forma e arrivando dove non avrei mai pensato.
Il brano è accompagnato da un videoclip. Ce ne vuoi parlare?
Al momento, il brano non è accompagnato da un videoclip, e sinceramente non ci ho ancora pensato in modo concreto. Ho scelto di concentrarmi sulla musica e sul messaggio che volevo trasmettere con la canzone, piuttosto che aggiungere una componente visiva fin da subito. La musica, per me, parla da sola e credo che ogni brano abbia la propria vita che si sviluppa in modo naturale.
In futuro, magari, ci penserò, ma al momento non ho una visione precisa per un videoclip. Per ora, mi piace lasciare che il brano venga vissuto attraverso l’ascolto, senza troppo fronzolo visivo. In ogni caso, sono aperta all’idea, se troverò l’opportunità giusta e l’idea che mi emozioni davvero. Per il momento, però, il focus è sulla musica e sull’emozione che questa canzone può dare.
Il tuo prossimo lavoro?
Al momento, non ho ancora un progetto ben definito per il mio prossimo lavoro. Vivo davvero giorno per giorno, cercando di lasciarmi guidare dalle ispirazioni che arrivano nel momento giusto. Ogni nuova canzone, ogni nuova idea prende forma in modo naturale, senza forzare troppo le cose. Mi piace seguire il flusso, sperimentare e vedere dove mi porta la musica. Quindi, per ora, non so ancora cosa sarà il mio prossimo lavoro, ma sono aperta a qualsiasi direzione che la musica voglia prendermi.