“Grazia” il nuovo singolo di Daniele Faraotti, è un omaggio a sua zia, implicitamente è anche un tributo alla sua famiglia, ma ancor di più ai dieci anni magici vissuti insieme tra l'Alto Adige e il Friuli. Un viaggio affettivo che abbraccia luoghi come Dobbiaco e Tolmezzo, passando per Cervia, Rivazzurra durante le estati.
C’è sempre stata. Da subito, forse già in grembo. Poi sai, un conto è ascoltare “Lucille” da dentro il pancione della mamma, un conto davanti al radiogiradischi dei miei nonni. Che bassi indimenticabili.
Scriveva Zappa: informazione non è conoscenza, conoscenza non è saggezza, saggezza non è verità, verità non è bellezza, bellezza non è amore, amore non è musica. La musica è il meglio. Pare anche a me.
È saltata fuori questa canzone, ho pensato subito che la stavo scrivendo per mia zia. Mia zia Grazia, che in quei giorni era ricoverata in ospedale. Il testo è stato scritto circa due anni dopo la sua scomparsa. Beh, le canzoni, arrivano, si presentano, se non ti squilla il telefono rischi di ultimarle.
Se ne va in giro. Pascola. Non saprei dirti, in realtà mi ha già dato soddisfazione averlo ultimato. Ora non dipende più da me, dipende da lui, dal brano, dalla canzone e forse anche un pò dall’ufficio stampa.
Ho assemblato un pò di foto. Foto di mia zia e della mia famiglia al completo. Dal 1961 al 1975. Circa 14 anni. Un mondo che non esiste più. Tra Dobbiaco, Tolmezzo, Cervia, Rivazzurra e Forlì.
A giugno un video, a settembre un altro video e ad ottobre l’album. Per ora è tutto.